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01/11/12

Università dell’Aquila: a quasi quattro anni dal sisma ancora lezioni in tenda


Sul sito internet dell'Università si legge: "La Tensostruttura è destinata ad ospitare manifestazioni e attività istituzionali (convegni, incontri, ecc.) e di Dipartimento"
Nel sisma del 6 Aprile 2009 accentuato da negligenze, imprudenze ed imperizie, a crollare sono stati i centri più importanti del potere economico, politico e sociale. E’ crollata la prefettura, l'ospedale, sono crollate le scuole, é crollata la scienza. Oggi però, vorremo parlarvi del crollo dell’Università, che è stato si fisico, ma anche organizzativo.
Lo faremo affrontando la questione dei ragazzi che a quasi quattro anni dal sisma, sono costretti a seguire lezioni universitarie in tenda.
Nell’aria sembra ci sia una presa di posizione netta di quello che da molti viene definito “il baronato”, secondo cui a dover sopravvivere e ad avere tutto a disposizione debbano essere solo alcuni corsi di laurea.
La storia che vi racconterò oggi, sarà quella dei ragazzi del primo anno del corso di laurea in scienze biologiche. Ragazzi che hanno puntato sull’Aquila terremotata e sull’Università terremotata e che si ritrovano in più di 400 in un tendone che potrebbe accogliere un numero molto inferiore di persone. Per di più senza banchi dove aver la possibilità di poter prendere appunti e nel periodo invernale é indispensabile avere il cappotto ben stretto perché fa molto freddo.
Ho intervistato chi questa situazione la sta vivendo, Massimiliano Aschi  Professore associato di Chimica Generale ed Inorganica e la Professoressa Giordana Marcozzi  Presidente del Consiglio di Corso di Studi in Scienze Biologiche.
Essi ci daranno un loro punto di vista sulla questione in particolare e su quella generale.

Lezione in tenda: <<Le lezioni  “in tenda” a parte nell’immediatezza del terremoto,  non sono continuate . L’unica, o almeno una delle poche strutture a tenda rimasta in ateneo è la TENSOSTRUTTURA. Ed il motivo per cui essa ancora ‘sopravvive’ è proprio l’incremento del numero di studenti.
Infatti la tensostruttura doveva essere smontata proprio nello scorso Settembre. Essa era, ed è, una struttura di emergenza e non può rappresentare una seria propaggine della edilizia universitaria. Infatti non è assolutamente idonea a contenere persone soprattutto durante gli inverni aquilani ed è anche poco sicura essendosi verificati furti delle apparecchiature in essa presenti.  In sostituzione di tale struttura proprio  da Settembre è in funzione un nuovo edificio  il Blocco Zero di Coppito, con molte aule, ben attrezzate e di varia capienza. Quest’ultimo è però risultato inadeguato proprio a causa dell’enorme numero degli iscritti e si è tornati alla tensostruttura>>.
Accoglienza e scelte politiche: << Da diversi anni la vocazione di questo ateneo è stata l’accoglienza, politica perseguita con tenacia dal rettore Di Orio. Proprio in questa ottica il nostro ateneo, nello specifico le Commissioni paritetiche, non hanno mai accettato la possibilità di introdurre il numero chiuso in facoltà, che istituzionalmente non lo richiedevano. Questo oggi ci pone nella condizione di non negare a chiunque il diritto allo studio, ma anche di  non riuscire ad offrire un “servizio” adeguato, con il rischio oggi già presente, non solo nel nostro ateneo, di far scadere il livello qualitativo della didattica offerta.
Quanto sopra per specificare che le scelte politiche non dipendono solo dalle singole università, ma piuttosto direttamente dal governo, che taglia i fondi, che permette ai ricercatori di mandare avanti tutti i corsi di laurea di tutti gli atenei italiani e non li paga;  al contrario indice concorsi per professori dove la didattica non conta nulla, mentre apre la docenza anche a livelli accademici inferiori, anche se da dire che molte di queste persone  hanno qualità ed esperienza maggiori di tanti docenti “ufficiali”. Tutto questo senza scadere nel qualunquismo dato che tutti i cittadini lo stanno constatando anche e soprattutto sulla loro pelle in ogni ambito sociale (sanità, trasporti, servizi….)>>.
Tasse universitarie: <<Con il sisma la città ha avuto la necessità di ricostruirsi e di ricostruire sopratutto la città universitaria. Il non far pagare le tasse é stato un grosso aiuto da parte dello Stato. Aiuto che oggi le famiglie, anche quelle fuori del territorio colpito, sfruttano per consentire ai propri figli di accedere ad un livello di istruzione universitario, altrimenti impossibile da raggiungere.
Riteniamo comunque, a questo punto, che sia giusto ripristinare le tasse, per consentire di valutare la situazione nella sua realtà, oggi sicuramente drogata e adulterata da questo fatto. Inoltre ciò dovrebbe consentire un ritorno a numeri più gestibili dal nostro ateneo e comunque ci permetterà di chiarire quale indirizzo prendere>>.

Di certo, l’Università rappresenta uno dei punti fondamentali del tessuto sociale ed economico della città dell’Aquila. E’ quindi importante capire (e la risposta deve venire dalla politica ed in primis dal rettore), su quali corsi di laurea si voglia davvero puntare. Il sisma del 6 Aprile 2009 che, è bene ricordare, anche a causa di negligenze, imprudenze ed imperizie umane fece 309 vittime, è per alcuni aspetti un’occasione da non perdere per far si che L’Aquila, si trasformi in un centro di eccellenze, anche universitarie. E di certo il fatto che studenti di primo anno, che hanno investito sulla città e su questa Università, si ritrovino a fare lezioni in un tendone, non aiuta ad intravedere eccellenze facendo si che i ragazzi abbiano ancora voglia di puntare su questo contesto. Sono quindi necessarie scelte nette, decise e se vogliamo anche impopolari da parte degli organi competenti. Serve anche un pò di coraggio nel prendere alcune decisioni.
Dalle considerazioni dei due professori, si capisce come sia indispensabile studiare l’inserimento del “numero chiuso”, in modo da poter offrire un servizio più efficace. Ma non sembra questo l’orientamento che vuole essere adottato. Infatti, la stessa formula del “numero aperto” viene utilizzata per far fuori i corsi di laurea; come quello di  Scienze dell’Investigazione che, fino a due anni fa era un corso a numero chiuso, poi, diventando  un corso a numero aperto ha portato una grande  affluenza di studenti (circa il triplo rispetto ai tempi del numero chiuso), ed il risultato è stata, inesorabilmente, l’esplosione organizzativa. Il corso di laurea è stato chiuso, con buona pace degli studenti rimasti che possono terminare il loro percorso di studi, ma senza poter seguire lezioni e con la prima sessione d’esame che per questo anno accademico è prevista a febbraio.
Quindi, su cosa si vuole investire davvero? Quale sarà il futuro di alcuni dipartimenti? Di certo, quello che si vede sul sito ufficiale, non aiuta ad intravedere spiragli positivi:



                                                   Lorenzo p.
                                                                         lorenzo.petrilli@libero.it

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