"l’Aquila è un posto che va tenuto ancora sotto osservazione per molto"
Giovedì 20 maggio 2010, si è tenuto presso l’auditorium Carispaq di via Pescara a l’Aquila, il primo dei tre seminari istituiti nell’ ambito degli investigation days, intitolati “INVESTIGAZIONE,INFORMAZIONE,TERREMOTO”; è stato presente anche Eleonora Martini (il Manifesto). Il Manifesto, è stato il giornale che, più e meglio di tutti, si è occupato delle vicende pre e post sisma all’Aquila. La giornalista, ha definito il terremoto del 6 aprile 2009, un "evento importantissimo da seguire molto bene". Parla delle incongruenze, per quanto riguarda i verbali (31 marzo 2009 e 6 aprile 2009) redatti dalla commissione grandi rischi. Attacca il modello protezione civile da tutti i fronti: parla del percorso, che, l’avrebbe portata a status privato, non fosse stato per le intercettazioni alla cricca (un riferimento anche al decreto sulle intercettazioni ); parla del consorzio Federico secondo, istituito subito dopo il terremoto, gestito da alcuni imprenditori della “cricca” , ancora oggi sul libro paga del comune. Definisce l’ufficio stampa della protezione civile, una "macchina da guerra"; difficile trovare altre informazioni durante il G8, diverse da quelle diramate da questa; affronta il tema dell’emergenza, ben gestita nei primi istanti, ma con evidente mancanza di prevenzione, dice, "non c’è stato un piano di emergenza".
I primi tempi, la questione non desta motivi di critica, ma, il Manifesto si interessa, quando viene presentato dal governo il piano della new town, che, sarebbero poi diventate diciannove new town; questo, era un piano applicato in deroga a tutti i piani regolatori.
Il tema “modello protezione civile”, è al centro del discorso; si parla della ricostruzione, nella quale, il principio di sussidiarietà , ha lasciato posto ad una “gestione centralizzata” (per la prima volta, un territorio viene diviso in C.O.M., il tutto, sotto controllo del sistema "ben oliato" protezione civile).
Martini, definisce il progetto C.A.S.E. , "grande bugia", "una verita mediatica", è un progetto fatto passare come sostenibile ed ecocompatibile, quando questo non è vero. In questo anno, c’è stato all’Aquila un problema di accentramento; non è stata data voce alla popolazione, all’amministrazione locale; solo dopo che la protezione civile, ha cominciato a ritirarsi dall’Aquila, la popolazione è uscita dalla narcotizzazione. In tutti i mesi delle tendopoli dice, " è stata infantilizzata e ospedalizzata"; le sono state sottratte molte libertà; parla del modello “Augustus”, utilizzato dai funzionari di protezione civile, per “conciliare” gli ordini centrali, con i bisogni della popolazione; questo metodo viene utilizzato per l’azione repressiva, si spiega ai funzionari come convincere la popolazione ad accettare determinati ordini.
La giornalista de “il Manifesto”, parla di un problema di modelli, che non vuole essere un’accusa a Bertolaso o Berlusconi; tant’è varo dice, “il Manifesto”, ha denunciato gli stessi enti locali per la gestione dei puntellamenti e, per gli appalti e le regolamentazioni dei M.A.R. (moduli abitativi removibili).
L’ Aquila, insomma, deve essere tenuta sotto osservazione per molto, dice, "rappresenta una metafora dell’Italia". Descrive la mensa di Celestino come un luogo, dove ormai, vanno persone che prima non avevano bisogno di recarsi là; il messaggio spettacolarizzato di una ricostruzione fiorente, è del tutto estraneo alla realtà. Insomma, l’Aquila, è uno spaccato dell’Italia dove si specula, si illude, si crea, si elemosina, si denuncia, si annuncia, si scrive, si protesta, si osserva.
lorenzo p.
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