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07/06/10

PALLOTTA DALLA PARTE DEI GIORNALI LOCALI

" i giornalisti specialmente quelli locali devono spingere su interventi utili alla ricostruzione del tessuto sociale"

Mercoledì 12 maggio 2010, ha avuto luogo durante le ore di lezione di criminologia presso la sede del corso di laurea in Scienze dell’investigazione in via Giovanni di Vincenzo, presiedute dal professor Francesco Sidoti e dal giornalista Angelo De Nicola titolare del tirocinio di “Giornalismo investigativo”, un incontro con Stefano Pallotta, presidente dell’ordine dei giornalisti d’Abruzzo.

L’incontro si inserisce in un più ampio programma, che ha visto protagonisti in giornate precedenti, giornalisti del calibro di Paolo Mastri(il Messaggero), Giuseppe Caporale(la Repubblica) e Antonio Monaco(Rai 3); programma, ampliato con una serie di “Investigation days” intitolati “INVESTIGAZIONE, INFORMAZIONE, TERREMOTO” per far comprendere come l’investigazione non sia solo quella criminale e, quali rapporti ci sono stati e ci sono tra organi di informazione nazionale, internazionale, locale e il sisma che ha colpito il territorio dell’Aquilano nel giorno del 6 aprile 2009. Stefano Pallotta ha ricostruito i momenti di informazione locale e non, pre e post sisma; descrive come internet ha avuto un ruolo fondamentale nel racconto dei primi istanti dopo il terremoto facendo l’esempio di twitter: primo informatore dei momenti più difficili durante il sisma. Non sono mancate considerazioni sull’utilizzo che la tv ha fatto dei cosiddetti “eroi”; riprendendo una frase di Bertolt Brecht “Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi” fa riferimento a suo figlio che, dopo aver salvato alcuni superstiti durante quei momenti drammatici, è stato preso d’assalto dalla tv, quest’ultima nella sua conformazione ha la necessità di descrivere storie tramite gli “eroi” rischiando di far dimenticare al suo vasto pubblico la tragedia. Pallotta descrive come l’Aquila sia diventata immediatamente dopo il sisma :"centro dell’informazione mondiale" e riprendendo la teoria del new journalism descrive come la tragedia venga sempre più, raccontata tramite storie umane.
Non ha fatto mancare parole dure contro la tv che, secondo lui, ha lasciato passare un messaggio della ricostruzione separato da una “ricostruzione” del tessuto sociale aquilano; ha fatto riferimento a Popper che parla di "cattiva maestra televisione" e vorrebbe istituire un patentino per che ci lavora, afferma che c’è un grande problema: la necessità di riassettare il controllo che c’è sulla tv, la quale, nella sua veste di relegante a tono minore dei giornali riesce a creare coscienze e consensi facendo perdere la cognizione della realtà. Stefano Pallotta, parla dei giornali locali come mezzi incapaci di affrontare l’informazione, anzi la disinformazione nazionale data sul terremoto; li bolla come "di grande importanza" nella pressione sui poteri politici per la risoluzione dei problemi della ricostruzione. L’argomento è di grande interesse; Francesco Sidoti chiede se esista davvero solo un’interpretazione berlusconiana del sisma e della ricostruzione e se sia stato davvero solo Berlusconi a dominare la scena mediatica all’Aquila, tutto questo facendo riferimento alla puntata di annozero di Michele Santoro, andata in onda il 9 aprile 2009, dove si denunciavano carenze tecniche nella macchina dei soccorsi ;alla docu-denuncia di Sabina Guzzanti “Draquila”, destinata ad essere conosciuta da tutto il mondo al festival di Cannes nel quale la Guzzanti fa del terremoto la salvezza di Berlusconi precipitato nei consensi dopo le note vicende. Il presidente dei giornalisti d’Abruzzo afferma che non prende in considerazione il rapporto Berlusconi -terremoto ma quello molto più ampio stampa- potere, si riferisce al rapporto potere- tv descrivendo l’informazione come contropotere," ma quando l’informazione diventa parte del potere politico, questo contrappeso viene sovvertito", viene quindi scavalcato il potere democratico.
Si passa poi al giornalismo d’inchiesta; secondo Pallotta "viene spesso rifiutato in Italia a causa dell’assenza di editori puri, condizione che rappresenta un limite per l’informazione in Italia"; poi manda una frecciata non indifferente affermando che "sono convinto che ci sono stati giornalisti mandati all’Aquila con comandi ben precisi su come descrivere la realtà".
Si parla del ruolo dei giornalisti locali nell’informazione pre e post sisma, Pallotta non se la sente di dare tutta la colpa della mal informazione soprattutto pre sisma ai locali, dice " il giornalismo partecipativo con cui tutti si fanno belli è stato davvero portatore di lumi sull’approfondimento dello sciame sismico e delle conclusioni a cui arrivò la commissione grandi rischi?; non deve essere buttata la croce sui giornalisti locali".
Affronta l’argomento della precarizzazione del giornalista facendo l’esempio dei giornalisti pagati "cinque euro ad articolo", e dei 900 che a fronte dei 15.000 non avranno turn over; poi l’argomento della professionalità, che non può più prescindere da un’esperienza quale quella universitaria avviata tramite i master in giornalismo (oggi si può diventare giornalisti con la terza media). In conclusione il presidente dell’ordine regionale afferma che l’Aquila ,sta vivendo in una liquidità che la polverizza, si sta perdendo dice "l’aquilanitas"; c’è bisogno "che i giornalisti specialmente quelli locali spingano su interventi utili alla ricostruzione del tessuto sociale" quindi dice, occorre che spingano su interventi per le aziende ,ma ancora di più per l’università e quindi sugli alloggi per gli studenti.

                                                                                                                             lorenzo p.
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