Seguendo le caratteristiche evidenziate negli ultimi giorni in riferimento alla povertà, mi sono accorto come fosse necessario, ai fini di una comprensione maggiore dei dati forniti, la conoscenza di due piccole nozioni; quella di povertà assoluta e quella di povertà relativa.
Facendo una piccola ricerca su internet, ho trovato molte spiegazioni, di varia natura.
Ebbene si, internet serve anche a questo e non solo per vagare nei meandri di facebook ( PER ALCUNE INFORMAZIONI RIMANDO ALL’ARTICOLO DEL CORRIERE: FACEBOOK CORRIERE).
La povertà relativa è un parametro che esprime la difficoltà nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione.
Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, ovvero il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno e fa riferimento a una soglia convenzionale adottata internazionalmente che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale. La povertà relativa si distingue dal concetto di povertà assoluta, che indica invece "l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza"
La Banca Mondiale considera tale la condizione di povertà di chi vive con meno di 1.25 dollari al giorno.
La stessa Banca Mondiale ha stimato in 1.4 miliardi il numero di persone sulla Terra che hanno vissuto nella condizione di povertà estrema nell'anno 2008.
WIKIPEDIA POVERTA'
WIKIPEDIA POVERTA'
Detto questo, si possono cercare di comprendere meglio, le diverse considerazioni sulla povertà avanzate in questi ultimi giorni. Secondo l’Istat: POVERTA' ISTAT
“il fenomeno della povertà relativa continua a essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni; è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all’esclusione dal mercato del lavoro: l’incidenza di povertà tra le famiglie con due o più componenti in cerca di occupazione (37,8%) è di quattro volte superiore a quella delle famiglie dove nessun componente è alla ricerca di lavoro (9%)”. E ancora l’istat “La difficoltà a trovare un’occupazione o un’occupazione qualificata determina livelli di povertà decisamente elevati: è povero il 26,7% (ben il 38,7% nel Mezzogiorno) delle famiglie con a capo una persona in cerca di lavoro. Le situazioni più difficili appaiono, inoltre, quelle delle famiglie in cui non vi sono né occupati né ritirati dal lavoro (il 42% è povero): si tratta di anziani soli senza una storia lavorativa pregressa e di persone escluse dal mercato del lavoro che vivono in coppia con figli o che sono genitori soli”.
Per quanto riguarda la povertà assoluta, lo studio istat conferma che, il numero di famiglie afflitte da questo tipo di povertà è lo stesso di quello del 2008; ma, le loro condizioni medie sono peggiorate.
“Peggiora in termini di incidenza e rispetto al 2008 la condizione delle famiglie con persona di riferimento operaia (dal 5,9% al 6,9%), che si associa all’aumento osservato tra le coppie con 1 figlio (dal 2,7% al 3,6%); tale peggioramento, come già evidenziato per la povertà relativa, può essere messo in relazione con la perdita di occupazione del coniuge/figlio. Un leggero miglioramento, che ribadisce quanto detto per la povertà relativa, si osserva tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore in proprio (dal 4,5% al 3,0%)”; “Difficili appaiono le situazioni associate con la mancanza di occupazione o con bassi profili occupazionali: tra le famiglie con a capo una persona occupata, le condizioni peggiori si osservano tra gli operai o assimilati (6,9%), mentre i valori più elevati si rilevano quando la persona di riferimento è in cerca di occupazione (14,5%) e nelle famiglie in cui non sono presenti occupati né ritirati dal lavoro (21,7%)”.
Povertà assoluta o povertà relativa, meglio saperle le cose…….prima di parlare o cercare di capire.
lorenzo p.
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