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Enrico Bellavia |
È nata a scuola, grazie ad un insegnante delle medie che mi insegnò a leggere i giornali.
Qual è secondo lei, la situazione della libertà di stampa in Italia?
Non è ottimale, questo è ovvio. La concentrazione dei mezzi nelle mani di un oligopolio, che nel caso della tv è un monopolio, di fatto, rende asfissiante il clima. Detto questo, credo che il giornalismo italiano soffra molto di autocensura. E questo riguarda il modo di intendere il mestiere e la funzione del giornalismo. La rete ci insegna che c’è una richiesta spasmodica di informazione. Ossia, di una lettura organica dei fatti e non di un’accozzaglia di notizie che non generano informazione.
Quanta influenza hanno secondo lei i mezzi di informazione in Italia? Pensa che possano aiutare a creare consensi?
Credo proprio di sì. La tv è uno strumento formidabile per la creazione del consenso. Immaginare che sia un meccanismo automatico è molto riduttivo. La tv propone un modello di società all’interno del quale il consenso non può che orientarsi in una direzione predeterminata.
Secondo lei, qual è oggi la distanza tra i giornali nazionali e quelli locali?
I giornali nazionali obbediscono al tentativo, non sempre riuscito, di governare la massa di notizie per offrire una chiave di interpretazione della realtà. I giornali locali, provano ad esercitare la stessa funzione ma con un valore aggiunto di pura informazione di servizio che è il sale del quotidiano.
Qual è la prospettiva migliore per un ragazzo che vuole entrare nel mondo del giornalismo? Quella italiana o quella estera? Perché?
L’ingresso nel mondo del lavoro è oltremodo difficile in Italia. Finché rimarrà in piedi un sistema misto fatto di scuole e di apprendistato a bottega sarà difficile regolamentare gli accessi e rendere effettivo il sistema di formazione che si è preteso di imporre con la nascita delle scuole. Ben venga la formazione universitaria, a patto che si abbia un’effettiva conoscenza delle dinamiche del mercato del lavoro, altrimenti si creano fabbriche di illusioni. E le scuole devono davvero essere modelli di eccellenza, luoghi nei quali si costruiscono professionalità robuste anche sul piano etico. La formazione va affinata e completata con esperienze all’estero ma, come dimostra, anche il mondo anglosassone, non ci sono santuari immuni dalle storture del sistema.
Qual è oggi secondo lei il ruolo del giornalismo italiano? Rappresenta un “megafono” dei fatti che accadono o è il teatro dei fatti stessi?
È, o dovrebbe essere, il luogo fisico in cui i fatti accaduti diventano notizie di interesse generale e perciò arricchire il bagaglio di conoscenze degli utenti o dei fruitori. Ma questo non basta. Un giornale, a prescindere dal mezzo utilizzato, non è una somma di notizie, ma una chiave per leggere la realtà che ci circonda.
Avendo avviato oltre a “il Polipo” anche il blog in inglese, scambio spesso articoli o qualche chiacchiera con ragazzi di altre nazionalità, sopratutto con ragazzi che studiano giornalismo in Inghilterra. Quello che mi é parso é questo: generalmente gli italiani dando la notizia, si soffermano molto su tutto quello che gira attorno a quel determinato fatto tralasciando in parte il "cuore" della notizia; gli stranieri invece,generalmente prendono molto più in considerazione il determinato fatto e soprattutto le responsabilità pubbliche ( il giornalismo straniero ad esempio dopo il terremoto del 6 Aprile 2009 dell’aquilano, ha posto la sua attenzione su luoghi come l’ospedale e la prefettura crollati e che non sarebbero dovuti crollare perché luoghi strategici). Lei cosa ne pensa?
Il giornalismo fuori dai confini nazionali ha una dimensione pragmatica. Si pone domande semplici e pretende risposte chiare. Il nostro giornalismo è ostaggio spesso di un certo minuetto della politica e si lascia abbindolare dal bla bla del politichese.
Il sisma del 6 Aprile 2009 dell’Aquila ha portato alla luce un panorama su cui si sono posizionate più verità da parte dei mezzi d’informazione e altri. Secondo la sua esperienza professionale c è oggi in Italia una caccia al nemico, una contrapposizione di verità ,che fa fuggire le persone dalle proprie responsabilità?
Al contrario, credo che non ci sia una contrapposizione netta tra il dovere del giornalismo di smascherare le malefatte del potere e il potere stesso con le sue malefatte.
Qual è secondo lei, la verità che più piace agli italiani: quella giornalistica,istituzionale o processuale?

Come descriverebbe la situazione della legalità in Italia ad un ragazzo straniero?
Un conflitto di interessi permanente e pervadente.
Qual è oggi la situazione delle “quote rosa” nel giornalismo? Secondo lei le donne vengono valorizzate abbastanza nell’ambito del giornalismo d’inchiesta?
Le donne sono penalizzate ovunque. Anche nel giornalismo. È oggettivamente molto più difficile per una donna affrancarsi dal pregiudizio che la relega in settori meno di frontiera. Inutile dire però che le migliori pagine di giornalismo in questo Paese sono state scritte da donne. Che hanno pagato anche prezzi altissimi, fino alla morte.
Quali consigli si sente di dare ad un ragazzo per la scrittura di un buon articolo? Quali sono le fasi che deve affrontare per la sua stesura?
Posso dire quello che provo a fare io, senza avere la pretesa di dare alcun consiglio. Mai pensare a chi ti ha dato le notizie e al potente di turno che ti leggerà. Pensare sempre a un lettore tipo con il quale fare i conti in termini di chiarezza e di onestà.
Quale deve essere secondo lei lo scopo di un giornalista quando scrive un articolo?
Lo scopo è quello di informare, se è il caso di denunciare. Avendo sempre ben chiaro che quello che maneggiamo sono carne e sangue delle persone e non oggetti dei quali occuparsi.
Domanda da una ragazza londinese, studentessa di giornalismo a Londra: Secondo lei i media italiani hanno fatto abbastanza per esporre gli abusi di potere del governo Berlusconi?
I media no. Alcuni giornali sì e alcune trasmissioni televisive sì.
Cosa pensa del giornalino/blog il Polipo?
Penso che sia uno strumento aperto, curioso e a tratti irriverente. Come dovrebbe essere un giornale.
Che cosa ha imparato dal suo lavoro?
Che non si smette di imparare.
RINGRAZIO PER LA DISPONIBILITA' ENRICO BELLAVIA E ROBERTA RUSCICA.
lorenzo p.
lorenzo.petrilli@libero.it
lorenzo.petrilli@libero.it
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