“…nella mappa sono segnalate alcune delle cavità riscontrate
e censite nel Comune dell’Aquila. Ciò non esclude la presenza di altre cavità
non ancora segnalate ed accertate ma sicuramente esistenti…” (Report 2010 Microzonazione Sismica per la ricostruzione dell'area aquilana - Regione Abruzzo – Protezione Civile)
Pezzi dell’Aquila anche ricostruita potenzialmente rischiano di
sprofondare.
E’ una questione questa con cui devono aver a che fare anche
realtà oltre nazione.
Sono famose le voragini che in america hanno inghiottito
interi quartieri.
Ma all’Aquila, scene di automobili che penzolano nel vuoto
non possono più verificarsi. O meglio, tutti devono poter sapere quali sono i
punti più vulnerabili che potrebbero avere cedimenti.
Già nel 2011 il periodico “L’Editoriale” riprese
l’argomento, spiegando come la necessità di un censimento delle cavità
sotterranee debba essere anteposta ad una qualsiasi ricostruzione, e lo fece
riprendendo le parole del responsabile della Struttura per la Gestione
dell’Emergenza (SGE) – Altero Leone - .
Ma questo non è abbastanza. Come affermano gli esperti del
Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – i chirurghi che vagliano nella
pratica la conformazione del terreno – . Il sottosuolo aquilano ed in particolare
quello del centro storico, è ricco di cavità che nel tempo sono state modellate
dall’uomo; per estrarre materiale per calcestruzzi, ad uso cantine, come vie di
fuga, come condotte per l’acqua e così via. Queste, hanno quindi bisogno di
molto più che di un semplice censimento. Sarebbe necessario, infatti, un piano
di studio delle cavità che parta dalla raccolta di dati speleologici e della
memoria storica delle persone che abbiano conoscenza di queste. Un secondo
passaggio comprenderebbe il rilevamento geologico e topografico fino ad
arrivare ad una modellazione 3D oppure all’utilizzo di una cartografia tematica
che è composta da una carta delle cavità ed una carta di pericolosità da crollo
che verrebbero incrociate con la presenza di edifici o manufatti per la
creazione della carta del rischio.
Tutto ciò, rappresenterebbe una conoscenza dettagliata della
rete cavearia che ridurrebbe e di molto i rischi per l’incolumità pubblica, per
viabilità e mobilità, per gli edifici, per i sottoservizi, infrastrutture ed i
rischi legati all’elemento ad oggi fondamentale per l’Aquila: la cantieristica.
Quanti operai, architetti, tecnici comunali, amministratori,
sarebbero pronti ad assicurare che nuovi cantieri non stiano nascendo su cavità
potenzialmente pericolose e non ufficialmente censite dal comune?
Il 19 febbraio 2014 su “Il Centro” apparve un’intervista
all’ex consigliere comunale di Barisciano Walter Salvatore secondo cui, c’è chi
omette di dichiarare le cavità per non incappare in prescrizioni che impongono
adeguamenti sismici delle stesse. Denaro quindi.
Secondo Salvatore, molti comuni non vogliono pagare per la
sicurezza dei propri cittadini.
Ma è davvero così per l’Aquila? Sono davvero troppo pochi i
soldi che arrivano nel capoluogo abruzzese per poter pensare di rendere lo
stato della città più chiaro se non più sicuro? Servono davvero più rotonde,
più tunnel, più auditorium, più aeroporti, che chiarezza sulla situazione del
proprio territorio? Sul sito del Comune dell’Aquila non c’è traccia della
volontà di censire le cavità pur maggiormente pericolose in territorio sismico
e terremotato. Cosa che invece non accade in altri comuni; cercando su
qualsiasi motore di ricerca le parole “comune cavità censimento sisma” ci sono
molti esempi positivi, uno fra tutti, da questo punto di vista, il Comune di Carinola.
In fondo sarà il territorio dove si dovrà ricostruire dopo
il Sisma del 6 Aprile 2009 che, assieme a negligenze, imprudenze ed imperizie
umane, fece 309 morti.
“...È evidente come si è visto nella carrellata di alcuni
casi, tra le decine esaminati, che la tenuta e la
stabilità di tutte le cavità di origine antropica è stata
duramente messa alla prova dall’evento sismico
del 6 aprile 2009 e dalle principali scosse succedutesi nei giorni
successivi…Appare pertanto necessario che tale situazione sia tenuta in massima
considerazione prima di pensare ad un benché minimo recupero dei centri storici
già gravemente compromessi e distrutti dal terremoto. Infatti prima di
scegliere qualsiasi metodo di adeguamento sismico e ristrutturazione dei
singoli edifici o meglio degli aggregati che spesso essi vanno a comporre
nell’ambito dei centri storici, occorrerà effettuare un censimento al tappeto
di tutte le cavità…” (Report 2010 Microzonazione Sismica per la ricostruzione dell'area aquilana - Regione Abruzzo –
Protezione Civile)lorenzo p.
lorenzo.petrilli@libero.it
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