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08/09/14

L'AQUILA: I SOLDI RUBATI PER IL PROGETTO C.A.S.E. E L'INGHIPPO DEGLI AIUTI DI STATO

La questione aiuti di Stato sta prendendo tempo a molti altri problemi dell’Aquila. Tanto urgenti quanto complicati.
Ma come è possibile che dal 1990, solo nel 2011 la Commissione Europea ha deciso di avviare un’indagine sulle modalità di aiuto alle imprese colpite da calamità naturali?
All'Aquila tutto ha inizio nel 2009 subito dopo il Sisma, quando le autorità italiane notificarono alla Commissione una misura di Aiuto destinata a risarcire le imprese dai danni provocati dal Terremoto.
Nella risposta, la Commissione approvò la richiesta italiana dettando i criteri da seguire, secondo l’Art. 108 che regola l’utilizzo degli aiuti di Stato.
Intanto il tempo passa, i problemi aquilani aumentano e le imprese che si trovano nelle aree terremotate ricevono la sospensione ed il differimento del versamento di tributi e contributi.
Fino a quando, nel Febbraio 2011, la Commissione riceve una richiesta di informazioni da parte di un giudice del lavoro del tribunale di Cuneo. Egli chiedeva delucidazioni in merito ad una serie di leggi emanate negli anni 2002 – 2003 e 2007 che introducevano di fatto Aiuti di Stato a seguito del terremoto del 1990 in Sicilia orientale e delle alluvioni del Novembre 2004 in Italia settentrionale. In particolare egli chiedeva se le misure adottate A) sono state notificate dall’Italia ai sensi dell’Art. 108, paragrafo 3, del TFUE B) sono state valutate dalla commissione C) sono state oggetto di decisione D) oggetto di indagine formale oppure, in assenza di decisione E) quando questa verrà adottata.
E’ con lettera del 19 Giugno 2012 che la Commissione chiese informazioni supplementari in merito alle misure connesse alle calamità naturali verificatesi in Sicilia orientale ed in Italia settentrionale oltre che in Umbria e Marche nel 1997, Molise e Puglia 2002, Abruzzo 2009 ed altre zone.
Dal momento che i regimi di aiuto non furono notificati ai sensi dell’Art. 108, paragrafo 3, del TFUE e sono entrati in vigore senza che la Commissione li autorizzasse mediante decisione, le misure sono state registrate dalla stessa nel protocollo Aiuti di Stato.
Pertanto tutte le misure adottate dall’Italia dal 2002 (A PAGINE 38 LA DURATA DELLE MISURE: PER IL TERREMORO DEL 1990 LE ESENZIONE PARTONO DAL 2003) e che prevedono la riduzione del 90%, del 50% e del 60% degli importi delle imposte nonché dei contributi previdenziali ed assicurativi a favore delle imprese, costituiscono Aiuto di Stato ai sensi dell’Art. 107, paragrafo 1, del TFUE.
E’ evidente, come le autorità italiane non siano riuscite a stabilire quanto richiesto dalla Commissione in nome delle normative sugli Aiuti di Stato, nella lettera del 16 Ottobre 2009 (di cui ho scritto all’inizio di questo articolo). Essa, chiedeva di stabilire con precisione quali fossero gli importi dei danni causati dalla calamità naturale.
Ad esempio le autorità italiane, in una lettera di risposta del 5 Ottobre 2011, incluse una nota relativa alla misure prese in favore di Sicilia ed Italia settentrionale in cui riconoscono che dette misure non sono state notificate alla Commissione.
Si potrebbe continuare per ore descrivendo ciò che accade, ma adesso per l’Aquila occorre fare una breve riflessione.
Come è possibile che la Commissione Europea ha deciso di aprire un’indagine solo dopo la richiesta di informazioni di un giudice del lavoro del tribunale di Cuneo e suo diversi solleciti?
Il dubbio che in questa vicenda aquilana, che è la più recente, quasi tutti abbiano provato a far finta di nulla può venire. Non tanto perché la situazione è oggettivamente strana; quanto perché all’Aquila c’è un precedente importante. Quello del 2013, quando nel documento di lavoro sulla relazione speciale n. 24/2012 intitolato “La risposta del Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea al terremoto del 2009in Abruzzo: pertinenza e costo delle operazioni”, il relatore Soren Bo Sondergaard di fatto denunciò la stessa Commissione Europea sulla questione del Fondo di Solidarietà dell’UE (FSUE) che stanziò a Novembre 2009 493,7 milionidi euro per l’immediata emergenza. Il 70% di questa cifra (350 milioni) venne utilizzato per la costruzione del 42% del progetto C.A.S.E. che, secondo regola del FSUE avrebbero dovuto essere sistemazioni provvisorie, invece diventarono permanenti. In quel caso, secondo il relatore, la Commissione cercò di insabbiare la “magagna”.
E perché le autorità italiane si ostinano a non dare alla Commissione la documentazione richiesta?
Leggendo i documenti sembra esca fuori un quadro tutto italiano, l’arte italiana è il massimo si sa, ma in questo caso è un quadro molto furbo, che tenta di “fregare” quanti più soldi possibili all’Europa. E allora l’Italia ed in questo caso l’Aquila prova a non rispondere sgraffingnando soldi che non spettano per questo determinato aiuto, cioè ovviare ai danni causati alle imprese dal Sisma.
La Commissione chiede poche cose: l’elenco delle aziende che hanno subito danni, l’ammontare dei danni (strutturali ed economici) certificati da un professionista e l’elenco di eventuali altri aiuti percepiti dalle imprese per evitare sovra compensazione. Eppure sembra impossibile fare questo.
Forse bisogna fare una distinzione: tra l’ovviare ai danni causati dal Sisma e l’ovviare alla situazione economica e sociale, seppur disastrosa, ma solo complicata dal terremoto.
Questa misura, così come richiesto anche dall’Italia nella prima lettera del 2009, dovrebbe solo servire a riparare i danni subiti dalle imprese a causa dell’evento calamitoso, invece la politica vuole trasformarla in una misura che cerchi di risanare tutto.
Forse quando la politica locale penserà meno alle C.A.S.E. e più alle imprese allora sarà un’altra storia. E sono sicuro che tante categorie presenti all’incontro indetto dal vice presidente della Giunta regionale d'Abruzzo Giovanni Lolli sulla questione Aiuti di Stato la pensano come me.
Fare le cose per bene non è solo il motto di qualche puro di cuore. Fare le cose per bene vuol dire fare le cose come devono essere fatte, perché altrimenti qualcuno più debole come in questo caso le imprese ci potrebbe rimettere. Ma anche perché permette di risparmiare tempo da poter utilizzare per altre questioni tanto importanti quanto questa, ad esempio la questione Università dell’Aquila.
Nel frattempo abbiamo inviato una richiesta ai responsabili della Commissione Europea che hanno seguito la vicenda Aiuti di Stato per avere chiarimenti sulla vicenda.

                                                                                                                   lorenzo p.
                                                                                                                         lorenzo.petrilli@libero.it
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