Francesco Sidoti: padre fondatore, mente e motore pulsante del corso di laurea in scienze dell’investigazione presso la malandata Università dell’Aquila. Non per piaggeria mi sento di dire che rappresenta, con i suoi pregi e difetti, uno dei pochi punti di riferimento all’interno del nostro Corso; difatti intercettarlo mentre girovaga pensieroso e sognante tra i corridoi del polo didattico, lo sanno tutti i suoi studenti, è difficile e richiede tanta pazienza. Un po’ quel suo essere naif misto all’essere circondato da domande e richieste di ogni genere lo rendono un personaggio, per i più, inaccessibile. Ma noi del Polipo investigativo, anticipando di quasi due ore l’inizio del secondo investigation day dell’anno ce l’abbiamo fatta!.
Ne abbiamo approfittato porgendogli alcune domande sullo stato di salute della nostra Università, sulla situazione post-terremoto e sulle prospettive legate nello specifico al nostro Corso di laurea.
“Facciamo trasfusioni alle altre facoltà nonostante soffriamo di anemia” non sembra certo essere slogan da sogno americano, difatti la diagnosi del nostro prof. non è sembrata proprio delle migliori: denuncia una situazione di una facoltà (Scienze della Formazione) lasciata a se stessa da un punto di vista strutturale e organizzativo. Mancanza di strutture, mancato pagamento di alcuni dipendenti, completa assenza di un progetto di rinnovamento dell’intera Università sono i punti cardine del suo discorso.
Dalle sue affilate parole emerge, al contrario di quanto potreste pensare, una sufficiente, seppur piccola, dose di speranza; si inorgoglisce quando racconta del SUO Corso di Laurea (“ne sono l’unico padre”) e dei suoi studenti che rappresentano una delle poche e sostanziali risposte ad una “forte ed inevasa domanda di sicurezza all’interno del nostro Paese”.
Dice “gli studenti meritano di più” con un misto di rammarico e rancore nei confronti delle istituzioni tutte che, a suo e nostro dire, non hanno fornito risposte adeguate al Corso e all’intera Facoltà.
Propone un forte rinnovamento e una radicale rifondazione dell’Istituzione Università a fronte delle nuove esigenze emerse dopo il sisma.
Al termine di questa lunga chiacchierata ci incoraggia, nel nostro progetto di giornalino partecipativo, dicendoci che è importante che nascano questo tipo di iniziative dal basso alimentate da spirito di collaborazione e che discutere e creare un dibattito è fondamentale.
Speriamo però, che queste piccole e modeste iniziative dal basso possano essere al più presto affiancate da massicce iniziative dall’alto e che insieme contribuiscano alla rinascita della nostra Università.
Gianluca D’Amico
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